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Michele Angileri

Fosso di Terelle

La mole massiccia di Monte Cairo domina la valle del Liri svettando isolata al di sopra dei rilievi circostanti. Il versante sud-occidentale (quello che da sulla valle) è ripido e semplice. Gli altri versanti, invece, sono strutturati in una serie di altopiani, valli boscose e cime minori. Il tutto è caratterizzato dal carsismo, testimoniato (fra l'altro) da numerose doline di crollo, molte delle quali hanno diametro superiore ai 100 m.

L'intenso incarsimento della montagna fa sì che in superficie i torrenti siano quasi sempre asciutti (quando non completamente fossili) eppure anche su Monte Cairo si trovano un paio di canyon interessanti. L'intero versante nord-occidentale della montagna è delimitato dallo spettacolare canyon del Fiume Melfa, che nella stagione giusta costituisce un noto itinerario di canoa fluviale. Sul lato opposto troviamo invece un canyon di interesse torrentistico, la bella gola del Fosso di Terelle. È un percorso lungo e impegnativo ma non particolarmente difficile, caratterizzato da un gran numero di cascate e da alcune belle strettoie.
Nonostante siano passati molti anni dalla sua esplorazione e nonostante la gola abbia le caratteristiche giuste per farsi apprezzare, il Fosso di Terelle rimane una gola poco nota e molto poco frequentata.

Nome Fosso di Terelle
Regione Lazio, Ciociaria
Centro urbano più vicino Belmonte Castello
Dislivello 350 m
Sviluppo 2 km
Verticale massima 38 m
Roccia calcare
Difficoltà5
Navetta Consigliabile.
Esplorazione Michele Angileri, Tullio Dobosz, Gianluca Pietrangeli; 12 maggio 1994

 

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Cosa trovate nella descrizione dettagliata della gola

Ricordi

È difficile che il Fosso di Terelle vada in piena. La zona è fortemente carsica, una sorta di gigantesca spugna che assorbe l'acqua che gli si versa sopra. Così un giorno che le previsioni meteo annunciavano possibili rovesci pomeridiani Andrea ed io pensammo che si potesse andare al Fosso di Terelle, il quale oltretutto ha alcune vie di fuga che avremmo potuto utilizzare qualora il tempo fosse peggiorato in maniera preoccupante.

La pioggia arrivò all'improvviso, mentre ci trovavamo in una parte ampia ma priva di vie di fuga. Non si trattava però del semplice rovescio annunciato dalle previsioni, ma di un temporale molto intenso, quasi un nubifragio. Ci allontanammo il più possibile dal greto, posizionandoci il più in alto possibile e qui, coperti dai teli termici, attendemmo il cessare della pioggia. Ma questa sembrava non volere finire. L'acqua cadeva violenta e incessante. Dopo un quarto d'ora iniziai a temere l'arrivo di una devastante onda di piena. Stavo con le orecchie tese, pronto ad avvertire in mezzo al fragore del temporale il rombo della piena, pronto a correre ancora più in alto.

Il temporale durò più di mezz'ora. La "spugna" di Monte Cairo riuscì ad assorbire tutta l'acqua. Il torrente rimase asciutto. Il cielo tornò azzurro e decidemmo di continuare la discesa. Tutto bene, tutto perfetto.
Ma sono dell'idea che sarebbero bastati ancora pochi minuti di pioggia per innescare il finimondo.

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