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Michele Angileri

Fiume Lese

Il Lese è uno dei principali corsi d'acqua della Sila. Il suo tortuoso percorso inizia nel cuore dell'altopiano silano, prosegue attraverso le foreste e termina nell'arido paesaggio dei gessi crotonesi, dove il Lese confluisce nel Fiume Neto. Nel suo lungo cammino il Lese raccoglie le acque di numerosi affluenti, che gli conferiscono una portata idrica abbondante.

Ai piedi dei paesi di Savelli e Castelsilano il Lese meandreggia in una profonda valle scavata nel granito. Poco più avanti incontra le rocce metamorfiche erciniche e vi scava una breve gola. La discesa di questi due tratti consecutivi del Lese costituisce una lunga e faticosa camminata attraverso scenari affascinanti, piacevolmente interrotta da vasche da attraversare a nuoto e da un paio di piccole cascate superabili in tuffo.

In estate l'escursione non richiede nulla più che una muta leggera. L'escursione, tuttavia, non va sottovalutata in ragione della lunghezza, dell'ambiente selvaggio, della portata idrica.

Nome Fiume Lese
Regione Calabria, Sila
Centro urbano più vicino Savelli
Dislivello 285 m
Sviluppo 9 km
Verticale massima 4 m
Roccia Granito, scisti
Difficoltà3 (estate)
Navetta Necessaria
Esplorazione Conosciuta dai pescatori del luogo
Prima discesa in stile torrentistico: Michele Angileri, Andrea Caliò, Andrea Pucci, Antonio Trocino; agosto 2009

 

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Cosa trovate nella descrizione dettagliata della gola

Ricordi

Terminata la discesa risaliamo a piedi il ripido e dirupato versante della valle, percorrendo una tipica carrareccia calabrese: ripida, scassata, affacciata sui burroni. La carrareccia serve a raggiungere dei tipici uliveti calabresi, piantati su pendii a 40° che terminano su dirupi rocciosi e pareti verticali. Sull'altro lato della valle ci sono altri uliveti, piantati in una sorta di larga cengia inclinata, compresa tra due pareti rocciose, una sopra e una sotto. E ci sono delle case dove la gente viveva fino a poche decine di anni fa, fino al momento in cui vennero le ruspe e le mine a scavare quelle scassate carrarecce e a rompere l'isolamento che caratterizzava quella società contadina. Dopo le ruspe vennero le automobili e i trattori, e i contadini se ne andarono al paese, o magari emigrarono via.

Ma oggi, risalendo questo versante , mi guardo intorno e mi sembra di vedere queste zone per come erano 50 anni fa. Mi pare di sentire i richiami dei pastori, o la campana che chiama i piccoli alunni della pluriclasse elementare alloggiata nell'aula di fianco alla stalla. Per chi vi nasceva, questa valle era il mondo. E mi sento come un visitatore alieno che sta per balzare attraverso lo spaziotempo per tornare a un altro mondo e un altro tempo.

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