cookieless, no-ads, no threats canyon exploring with Michele Angileri Burrone di Carfizzi
Nascosto tra le pieghe di dolci colline ricoperte da boschi e terreni coltivati, il Burrone di Carfizzi è una via che conduce nel cuore della Natura selvaggia, attraverso scenari primitivi e grandiosi. Un capolavoro assoluto della Natura.
  RicordiErano passati 10 anni dalla prima volta che avevo messo piede in questo inatteso e straordinario mondo di gole e burroni nascosti scavati nelle tenere rocce
di Carfizzi, San Nicola dell'Alto e Melissa. Da subito mi fu chiaro che alcuni di quegli stretti canyon avevano delle cascate, e che dunque potevano
rivelarsi interessanti percorsi torrentistici. Il problema era: come armare le calate? In quella "roccia" poco più compatta della terra pressata
gli usuali fix ad espansione erano certamente inutilizzabili, e lo stesso valeva per i chiodi a fessura. Avrei dovuto tentare l'esplorazione confidando sulla presenza
di ancoraggi naturali, su sporadiche formazioni rocciose chiodabili, su ancoraggi di fortuna?
Così passarono anni nel corso dei quali di tanto in tanto ripensavo a quella roccia e a quei canyon
cercando di immaginare un sistema di ancoraggio efficiente e sicuro.
Alla fine trovai qualcosa che forse avrebbe risolto il problema. Prima di tentare l'esplorazione dovevo però provare il sistema sul campo.
Lo feci a Natale assieme a Saverio Talerico, un tipo di Rossano che mi aveva contattato qualche tempo prima per condividere la sua passione per
i torrenti della Sila Greca. Siccome per conoscere un torrentista o aspirante tale non c'è luogo più adatto di un torrente, preferibilmente in ricognizione o
esplorazione, lo invitai a venire con me a Carfizzi.
Il tempo poi peggiorò (come sempre a Natale). L'esplorazione la facemmo qualche mese dopo e, si, la parte inesplorata si rivelò ancora più spettacolare di quanto avessi immaginato. Nell'estate del 2020 ridiscesi il Burrone di Carfizzi, con Saverio e Carla. Stavolta iniziammo la discesa più in alto, esplorando un tratto che si rivelò poco interessante. Fu invece interessante (e sorprendente) constatare quanto le cascate fossero cambiate in soli due anni, e non solo quelle create dai tappi di tronchi e ramaglie, che vengono create o distrutte quasi ad ogni piena: erano cambiate anche le cascate su roccia! Una cascata era arretrata di almeno 3 metri, di modo che gli spit posizionati 1 m prima della cascata si trovavano ora 2 m oltre l'orlo, irraggiungibili! Il masso incastrato della foto 25 non esisteva più, finito chissà dove, così come erano scomparsi alcuni massi incastrati sull'orlo dell'ultima cascata, dove era rimasto un unico masso in posizione precaria ... Le gole, si sa, cambiano, ma ci vogliono tanti anni e tante piene. L'evoluzione delle forre nel conglomerato terroso invece è rapidissima, repentina al punto che la discesa di una forra conosciuta può diventare una vera e propria riesplorazione. Copyright © 2002- Michele Angileri. All rights reserved. |
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