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Michele Angileri

Torrente Finoieri

La ricerca sistematica delle cascate della zona di Sersale-Zagarise si inserisce nella più generale attività di scoperta e valorizzazione turistica delle bellezze naturali della zona, ad opera di appassionati che si sono costituiti in cooperative e che esercitano l'attività di guide naturalistico-escursionistiche.
Probabilmente la ricerca delle cascate ha tratto vantaggio dai programmi europei di sviluppo e dai relativi fondi UE.
Ciò che conta, alla fine, sono i risultati. Una volta scoperte e valorizzate le ormai celebri cascate dell'Uria ecco dunque che si affaccia sulla scena del turismo ambientale della Sila catanzarese il torrente Finoieri, con le sue numerose cascate raggiungibili dai versanti attraverso escursioni tutt'altro che banali. In teoria gli scopritori avrebbero realizzato dei sentieri, segnalati da cartelli, che condurrebbero alle cascate principali, poeticamente battezzate cascata della Pietra, degli Anemoni, delle Ninfe, del Tronco, dell'Aquila, dei Lupi, delle Grotte. In teoria ... In realtà i sentieri sono poco o nulla segnalati ed è praticamente impossibile raggiungere le cascate senza ricorrere ad una guida in carne e ossa.

Le cascate del Finoieri sono dunque, ad oggi, molto meno conosciute e visitate di quelle dell'Uria. E anche loro non erano state mai oggetto di una discesa torrentistica.
Ma a questo abbiamo posto rimedio Andrea ed io. Ne è venuto fuori quello che, ad oggi, è il più lungo tra gli itinerari torrentistici della Sila.

Nome Torrente Finoieri
Regione Calabria
Centro urbano più vicino Zagarise
Dislivello 570 m
Sviluppo 4 km
Verticale massima 22 m
Roccia Gneiss
Difficoltà5
Navetta Necessaria
Esplorazione Michele Angileri, Andrea Pucci; 14 agosto 2013

 

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Cosa trovate nella descrizione dettagliata della gola

Ricordi

Le macchine fotografiche impermeabili sono molto comode per immortalare le discese torrentistiche, ma a volte ti fanno dannare. Il giorno prima eravamo andati in un'altra gola, e la notte avevamo dormito in tenda, sulla Sila, senza poter fare asciugare la roba. Il risultato fu una terribile macchia di condensa che si formò sulla parte interna del vetro di protezione dell'obiettivo della mia Canon D20. Non riuscii a scattare neppure una foto chiara. Fortunatamente Andrea aveva una macchina fotografica non impermeabile, che dunque non si era bagnata e non ha avuto quel problema, altrimenti non avremmo né un'immagine né tantomeno un video di quella giornata.

Una volta a casa, però, la condensa non andava via neppure con qualche ora sotto il sole. Così mi decisi a smontare l'involucro della D20, e fu chiara la ragione di quella terribile condensa: era entrata acqua dai bordi del vetro di protezione che, incredibile, non aveva una guarnizione in gomma!
Ma, dico io, si può fare una cosa del genere? una fotocamera che dovrebbe essere stagna fino a 10 m di profondità senza una guarnizione sul vetro di protezione?

Sconcertante, davvero. Siccome però a me la fotocamera serve impermeabile dovetti trovare una soluzione: incollare il vetro con una colla a tenuta d'acqua.

Foto e video by Andrea Pucci

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