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Michele Angileri

Torrente Uria

Le più note cascate della Sila sono quelle che si trovano lungo il corso del torrente Uria: la cascata del Campanaro (la più facilmente raggiungibile e dunque la più visitata), la cascata dell'Inferno (la più bella), la cascata delle Rupe (la più alta ma anche la più lontana dalle strade). In questa zona tratti diversi di uno stesso torrente hanno nomi diversi: nella parte alta il torrente Uria prende il nome di torrente Campanaro mentre il tratto mediano si chiama torrente Ervavulo. A questi due tratti sono dedicate due distinte schede di questo sito.
Trattandosi di tratti consecutivi, sebbene separati da un lungo tratto aperto privo di interesse torrentistico, è possibile percorrerli entrambi in giornata con un unica, lunga discesa: la Gola del Campanaro e quella dell'Inferno. Questa scheda descrive appunto la discesa completa del torrente Uria.

Nome Torrente Uria
Regione Calabria, Sila
Centro urbano più vicino Zagarise
Dislivello 430 m
Sviluppo 5500 m
Verticale massima 37 m
Roccia Granito, gneiss
Difficoltà8
Navetta Raccomandata
Esplorazione Prima discesa torrentistica: Michele Angileri, Antonio Trocino; 25 agosto 2011

 

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Cosa trovate nella descrizione dettagliata della gola

Ricordi

La Calabria è ricca di foreste, e la Sila è la foresta per antonomasia. Ma è anche terra di boscaioli. Questa parte della Sila mi sembra quella maggiormente sottoposta all'opera delle cosiddette "imprese boschive". I tagli sono ovunque in questa zona, e se ancora oggi la foresta rimane il tratto caratteristico di queste montagne lo si deve alla forza vitale che si sprigiona da questi terreni, da questo ambiente. A pochi anni dal taglio tutto torna selvaggio.

In questi ultimi anni sembra che le imprese boschive abbiano trovato un nuovo impulso dalle centrali elettriche a biomasse e dagli incentivi economici legati alla produzione di energia da fonti rinnovabili. È chiaro che i boschi si rinnovano con gli anni, è pacifico che bruciando legna non si aumenta la concentrazione di CO2 nell'atmosfera, però ... non è bello vedere quelle ferite in un ambiente che vorrebbe essere totalmente selvaggio. Le piste dei boscaioli si snodano lungo i ripidi e franosi fianchi delle colline, giù verso i fondovalle nascosti dove gli alberi possono essere tagliati senza che nessuno venga a controllare il possesso delle dovute autorizzazioni o l'esistenza di un divieto. Scendono anche verso il torrente Uria, raggiungendone il greto nel tratto aperto che separa le due gole di Campanaro ed Ervavulo.
No: non è bello vedere gli sbancamenti realizzati per permettere ai camion di caricare i tronchi da portare su.

Questa bellissima valle meriterebbe più rispetto.

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