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Michele Angileri

Torrente Torbido

Sulle colline che degradano verso il fiume Noce, ad ovest del monte Sirino, dove troviamo paesi popolosi e panoramici e un'area rurale piena di coltivazioni e abitazioni, rimangono angoli selvaggi ricoperti da giungle impenetrabili alimentate dalla ricchezza d'acqua che caratterizza questo angolo di Basilicata.
Seguendo le abbondanti acque del torrente Torbido possiamo attraversare uno di questi angoli selvaggi, raggiungendo una breve ma maestosa gola caratterizzata da una cascata spettacolare.

Nome Torrente Torbido
Regione Basilicata
Centro urbano più vicino Nèmoli
Dislivello 290 m
Sviluppo 2500 m
Verticale massima 20 m
Roccia Calcare
Difficoltà5
Navetta Consigliata
Esplorazione Michele Angileri, Carla Minisci, Saverio Talerico; 21 agosto 2019

 

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Cosa trovate nella descrizione dettagliata della gola

Ricordi

Quel giorno avevo pensieri che mi giravano insistentemente per la testa, distraendomi dalla forra. Così persi l'equilibrio sulle scivolosissime rocce del Torbido. Urtando contro la roccia la pelle e il tessuto sottostante si aprirono di netto all'altezza del ginocchio, come tagliate da un bisturi, per circa 7 cm, fortunatamente senza che fosse interessato alcun vaso sanguigno. Continuare la discesa avrebbe comportato la frequente immersione del ginocchio nelle acque del torrente. Inoltre la ferita andava suturata al più presto e nel frattempo dovevo cercare di non flettere la gamba, per tenerne accostati i margini ...

Il GPS diceva che la macchina era molto vicina, 600 m di distanza in linea d'aria, 40 m più in basso di dove eravamo, e da quel punto si poteva uscire dal greto e proseguire nel bosco ... Così uscire subito dal torrente ci sembrò la soluzione migliore.
Il bosco però si rivelò una giungla impenetrabile. Tenere la direzione della macchina fu impossibile: puntualmente c'era qualcosa che ci costringeva a cambiare direzione (una parete, una barriera di rovi, ...). Tagliare arbusti e rami a colpi di roncola non era sufficiente: troppa vegetazione, troppo fitta.
Zigzagammo per quasi 4 ore (!!) prima di riuscire ad arrivare alla macchina, ore passate a percorrere quella che senza dubbio è stata la peggiore giungla che io abbia mai visto (e ne ho viste di giungle impenetrabili!).

Una volta arrivati alla macchina ci ritrovammo nel mondo conosciuto, fatto di campi coltivati e abitazioni rurali collegate da una fitta rete di stradine asfaltate. Nulla che facesse pensare all'esistenza di un mondo selvaggio e ostile proprio lì di fianco.

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