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Michele Angileri

Fosso della Solagna

Ai confini tra il Lazio e l'Abruzzo il massiccio dei Monti della Laga costituisce una interessante particolarità geologica. È composto da potenti bancate di pietra arenaria, poggiate su strati di marne. Gli strati sono immersi a est, per cui il versante laziale risulta più ripido e roccioso di quello abruzzese. Le vette superano abbondantemente i 2000 metri. La posizione a est del massiccio, unita all'altezza delle cime, garantisce un clima invernale rigido e caratterizzato da abbondanti nevicate.

I Monti della Laga sono ricchi d'acqua, sia perché le precipitazioni sono abbondanti, sia per la natura impermeabile dell'arenaria, presente a partire dai 1300 m di quota sul versante laziale, e a quote più basse su quello abbruzzese. Così il paesaggio della Laga è caratterizzato da un gran numero di ruscelli che precipitano verso valle formando spettacolari cascate. D'inverno queste sono terreno di gioco per gli ice-climbers. D'estate nelle valli più aspre è possibile effettuare discese torrentistiche interessanti, particolari e impegnative in ragione dei dislivelli, della lunghezza degli itinerari di accesso, della presenza di nevai fino all'inizio dell'estate, della bassa temperatura dovuta alla quota.

Tra gli itinerari possibili sulla Laga la discesa del Fosso della Solagna offre un'esperienza completa, una discesa magnifica, faticosa, indimenticabile.
Il Fosso è un affluente del Fosso di Selva Grande, il principale corso d'acqua del versante occidentale dei Monti della Laga.

Nome Fosso della Solagna
Regione Lazio, Monti della Laga
Centro urbano più vicino Amatrice (Rieti)
Dislivello 350 m
Sviluppo 1 km
Verticale massima 50 m
Roccia arenaria
Difficoltà5
Navetta No
Esplorazione Giuseppe Antonini, Paola Santinelli; 16 novembre 2002
Michele Angileri, Andrea Pucci, Matteo Santoprete; 19 novembre 2006

 

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Ricordi

L'esplorazione di un torrente non è una faccenda puramente topografica. A volte il greto del torrente è visibile dall'esterno, di modo che si conosce quello che c'è anche senza averlo percorso. Ciò accade ad esempio per i torrenti aperti e verticali.
Altre volte è possibile seguire il greto del torrente dal basso, superando le cascate mediante arrampicate sui ripidi versanti del torrente, oppure arrampicando sui muri di roccia delle cascate fuori dal getto dell'acqua.
In tutti i casi si giunge alla conoscenza topografica delle caratteristiche del torrente, la sequenza delle cascate, la presenza di vasche, l'esistenza di vie di fuga dal greto. Ma l'esplorazione di una forra non è una questione meramente topografica.

Nell'esplorazione di un torrente hanno importanza due cose: il luogo e il modo. La conoscenza della topografia del torrente non è tutto. Chi scende una forra ricava emozioni dai gesti che compie, dalla carezza e dall'abbraccio dell'acqua, dalla ripidità della sequenza delle cascate, dal vedere il paesaggio svolgersi davanti agli occhi ansa dopo ansa. Passare accanto a una cascata non è la stessa cosa che scenderci dentro: può essere più difficile, più rischioso, può richedere maggiori doti atletiche, ma non è la stessa cosa.
Si può fare un parallelo: avete presente un tratto di costa rocciosa impraticabile a piedi? Immaginate di percorrerlo parallelamente alla linea di costa, arrampicando sulle rocce, oppure di percorrerlo nuotando sottocosta, magari indossando una maschera per ammirare il fondo. Due modi diversi di percorrere uno stesso luogo. Se l'obiettivo è la conoscenza topografica della costa questo è raggiunto in entrambi i casi. Ma se l'obiettivo è anche quello di vivere l'emozione dell'ambiente non si può dubitare che l'emozione sia molto diversa, al punto che i modi diversi ci portano di fatto in luoghi diversi. Uno stesso luogo topografico ma un diverso luogo emozionale.

Il torrentismo è un gioco senza regole fisse. Le regole che mi ero dato io molti anni fa, all'inizio della mia attività, prevedevano che il torrentismo dovesse per forza svolgersi in un luogo nascosto, in una valle altrimenti inaccessibile, insomma in un canyon stretto e aspro!
Mi torna in mente così l'esplorazione di un torrente aperto e verticale in Abruzzo, acquatico e con belle erosioni. Nella prima parte il greto rimane un pochino incassato, ma andando avanti diventa possibile aggirare tutti i salti, ovvero uscire dal greto alla sommità di una cascata e rientrare alla base di questa. Le mie regole del gioco non attribuivano valenza a quel tipo di percorso, e dunque a un certo punto uscii dal greto e abbandonai l'esplorazione.
Col passare degli anni mutò la mia visione del torrentismo. Imparai ad apprezzare percorsi che prima avrei snobbato, e dunque adottai regole diverse. Mi resi conto che sulla base delle nuove regole anche quel torrente in Abruzzo avrebbe potuto risultare interessante. Così ci tornai, e scesi tutte le cascate, anche quelle aggirabili. Fu un'emozione completamente diversa. Ricordo l'abbraccio dell'acqua lungo le calate, il nuoto nelle vasche alla base, la discesa frazionata della grande cascata finale ... Fu magnifico!
Quel giorno scesi in modo diverso dalla prima volta, e potei così vedere un luogo diverso. La topografia di quel torrente la conoscevo già in grande dettaglio, perché lí c'ero già stato, ma solo scendendo con la corda a filo d'acqua ho conosciuto il torrente, entità che va oltre la topografia.

Perché dico questo? avrete notato che io cito due distinte date e squadre per l'esplorazione del torrente. La prima si riferisce alla risalita del Fosso della Solagna da parte di Pino Antonini e Paola Santinelli. Un'escursione difficile, per esperti. Occorre accettare il rischio di arrampicare senza protezioni su balze e pendii a 30 metri da terra, dove un errore può essere fatale. Loro sono molto bravi e l'hanno fatto prima in salita e poi in discesa (in discesa hanno usato in qualche punto la corda, senza tuttavia realizzare ancoraggi fissi). Niente mute, muovendosi fuori dall'acqua, aggirando e arrampicando. Primo modo, primo luogo.
4 anni dopo io, Andrea e Matteo, ignari della topografia, dall'alto, a filo d'acqua, realizzando numerosi ancoraggi fissi... Secondo modo, secondo luogo.

E sapete cosa risulta da queste due diverse esperienze? due giudizi completamente differenti, che sembrano riferirsi a due luoghi completamente diversi. Pino sostiene che al Fosso della Solagna si fa una bella escursione in un bell'ambiente, ma non si fa torrentismo. Io sostengo (concordemente con Andrea e Matteo) che la discesa del Fosso della Solagna è una magnifica escursione di torrentismo, bella come poche altre.
Parlandone con Pino, la prima spiegazione che diedi a questa così profonda differenza di giudizio fu che stavamo parlando di due torrenti diversi. Ci conosciamo da qualche anno, e mai prima era emersa una differenza così netta nel giudizio su di una forra che entrambi avevamo percorso. E invece il luogo era lo stesso, ma lo era solo topograficamente. In realtà avendo scelto modi così diversi per percorrere il Fosso della Solagna abbiamo visto ed esplorato luoghi diversi.

Ecco perché considero un'esplorazione anche la discesa effettuata da me, Andrea e Matteo. Senza togliere nulla alla straordinaria esplorazione di Pino e Paola, è la nostra ordinaria discesa ad aprire un nuovo orizzonte per gli appassionati di torrentismo.

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