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Michele Angileri

Valle delle Ferriere

La Costiera Amalfitana è un angolo d'Italia assai celebre, conosciuto in tutto il mondo, ma allo stesso tempo è uno degli angoli più sconosciuti d'Italia. Questa situazione paradossale è dovuta alla bizzarra natura di questo luogo: è asperrimo ma anche densamente abitato, è un luogo di mare ma ci vive gente di montagna, è assediato da industrie e città ma è sostanzialmente privo di strade, è luogo di turismo di massa ma solo una èlite visita qualcosa di più della piazzetta di Amalfi o dei vicoli di Positano. A un chilometro dalla costa, del turismo rimane solo un'eco e la vera natura di questo luogo emerge indisturbata. Boschi che sono giungle impenetrabili in mezzo ad enormi pareti rocciose, paesi incastonati nella pietra, limoneti appesi sopra le forre e i burroni. Dolomiti in mezzo al mare.

Nella Costiera Amalfitana gli unici posti buoni per edificare un villaggio erano le minuscole pianure alluvionali situate allo sbocco a mare dei ripidi torrenti che scendono dai Monti Lattari. Il villaggio sorse lí, e pian piano crebbe occupando tutto lo spazio disponibile. E allora le case iniziarono ad essere costruite sui ripidi e rocciosi versanti della valle, sempre più in alto. Ma un giorno finì anche quello spazio, e qualcuno ebbe l'idea di costruire i nuovi edifici perfino sopra il torrente. Come? costruendo una galleria per il torrente, ed edificando la casa sopra la galleria!
Le gallerie aumentarono, e a un certo punto l'intero corso urbano del torrente divenne sotterraneo. E siccome anche questo spazio fu saturato si iniziò a costruire le case sopra i vicoli, sopra le strade, sempre con la tecnica della galleria.

Probabilmente la città di Amalfi si sviluppò così. Quel che è certo è lo stupore che si prova percorrendo il labirinto dei vicoli intrecciati nelle case. Il paese è come un unico gigantesco folle edificio vivente, e occupa ogni angolo. Nessuno si accorge di essere nella valle di un torrente di montagna, a meno di attraversare l'intero paese nell'unica direzione possibile. Chi lo fa scopre la magnifica Valle delle Ferriere, il canyon di Amalfi, che penetra sinuosa dentro la montagna. L'acqua che qui scorre perenne e copiosa dava energia alle storiche cartiere di Amalfi e alle antiche fonderie da cui la valle prende il nome.

Molto più in alto la valle diviene una forra all'interno della quale l'acqua precipita pesante e pericolosa.

Nome Valle delle Ferriere
Regione Campania, Costiera Amalfitana
Centro urbano più vicino Scala (Salerno)
Dislivello 150 m
Sviluppo 700 m
Verticale massima 45 m
Roccia calcare
Difficoltà5
Navetta No
Esplorazione Michele Angileri, Andrea Pucci; 25 giugno 2006

 

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Cosa trovate nella descrizione dettagliata della gola

Ricordi

A primavera del 2006 Andrea Pucci ed io iniziammo ad esplorare le montagne e le forre della Costiera Amalfitana. Man mano che l'esplorazione procedeva ci rendevamo conto di avere a che fare con una zona unica, che, incurante della nostra esperienza, non mancava di offrirci sorprese e stupore ad ogni escursione, ad ogni discesa. Le emozioni di quel periodo sono evidenti in questo splendido scritto di Andrea.

Alcune riflessioni sui Monti Lattari

di Andrea Pucci

Capita raramente di scoprire che un area geografica, in cui fino ad oggi non si apriva nessun percorso torrentistico, celi una serie di nuovi itinerari torrentistici, ed altri ancora ne lasci intravvedere. Non stiamo parlando di qualche remota regione extra-europea, ma dei monti che costituiscono la dorsale della penisola amalfitana. Picchi di 1000 metri affacciati sul mare, sorgenti anche perenni che alimentano corsi d'acqua che scavano, scavano.

La più grossa difficoltà è l'accesso: i sentieri sono pochi, i dislivelli di avvicinamento notevoli. Una esplorazione richiede qualche centinaia di metri di corda (ed in un caso non è stata sufficiente), trapano, materiale d'armo, piastrine e maillon, fettuccie, ferraglia varia, bloccanti, senza considerare l'attrezzatura personale. E se poi i fessi si contano con una mano, anzi con due dita (il mitico Angileri ed il sottoscritto), il peso totale non cambia, cambia per coloro che se lo devono portare in groppa: due zaini che non si sollevano neanche con due braccia.

Ma evidentemente l'esplorazione è una faccenda da fessi: se la proponi agli amici ti dicono che ci ritorneranno in seguito, ma solo se gli confermi che ne vale proprio la pena, se la forra è bella, e con gli armi già tutti che messi, e magari con la sequenza dei salti ed eventuali difficoltà riportate.

Magari invece ti capita che la forra non è proprio bella come uno se l'aspetta (fortunatamente non è questo il caso), che l'avvicinamento ha richiesto giorni di perlustrazione in mezzo alla macchia, a roncolare in mezzo ai rovi per aprirsi un passaggio, capita anche di scendere per il canalone sbagliato (perché è quello che sembra meno ingombro di frattume o più promettente) per trovarsi la forra invece di fronte. Tutto questo le fredde relazioni d'armo non lo riportano, e probabilmente è un bene, perché se le raccontassi ti prenderebbero per matto.
Come non riportano l'affiatamento che deve esserci: ci sono manovre tecniche che comportano una fiducia totale per il compagno, momenti in cui gli affidi la tua vita, ed ogni minimo errore può essere fatale. Nell'esplorazione quello che hai di fronte è ignoto per antonomasia, la cascata che si gonfia e si perde tra le due pareti e romba giù in un rullo, può essere mortale; una volta che ci sei sceso e ti rendi conto di come è, ed ormai la 'conosci', cambia la tua prospettiva - non era poi così pericolosa -, ma la prima volta che ci scendi, allora sì, lo era ancora.

Ogni manovra va studiata con lucidità e coordinata, non c'è spazio per iniziative da superuomini sprezzanti del rischio. La spinta che ti muove a fare esplorazione, non è esteriore, perché in tal caso si esaurirebbe in breve tempo, non è la scheda pubblicata con il tuo nome, nè come credevo erroneamente fino a poco tempo fa l'orgoglio di additare a tuo figlio 'Guarda! Quell'orrido l'ha sceso per primo papà, perché sicuramente a tuo figlio dell'orrido non gliene potrà fregare di meno, ed i figli sicuramente prenderanno la loro strada (come è giusto che sia). No, la molla è tutta interna, un pò sfida con se stessi, un pò la stanchezza ed insieme la rivolta adolescenziale portata fino alla matura età di vivere in un mondo in cui la dimensione della scoperta è ridotta al brivido di sapere se la propria squadra di calcio la porteranno o meno in serie B.

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