![]() cookieless, no-ads, no threats canyon exploring with Michele Angileri Fosso La Ferge
![]() Il versante settentrionale del Terminillo è il più roccioso e alpino, un maestoso anfiteatro modellato da ghiacciai oggi scomparsi che si dirigevano verso quella che oggi è la Vallonina. Qui, complice l'esposizione a nord, la neve blocca la strada fino a maggio, e più in alto sopravvivono cornici e lingue di neve fin quasi ad agosto, e questo scenario può essere ammirato dalla macchina perché qui troviamo il passo stradale più alto di tutta la catena appenninica. È la Sella di Leonessa, coi suoi 1900 m, attraversata dalla strada che da Rieti sale ai residence e agli impianti sciistici del Terminillo e poi scende lungo la Vallonina, la valle grande e silenziosa, ricoperta da una delle più belle faggete dell'appennino, che inizia dalle pareti del Terminillo e termina nella piana di Leonessa. Il torrente che percorre la Vallonina è alimentato da due valli che inizialmente scorrono parallele. La strada percorre una di queste valli, quella ampia e panoramica. La seconda valle è invece stretta, nascosta e solitaria, e se si prova a risalirla ci si accorge che si stringe in una forra accidentata da cascate insuperabili. Per percorrerla non c'è che un modo: fare un largo giro che porti in alto, sui prati di alta quota alle pendici del Monte di Cambio, portando con sé le corde e gli attrezzi del torrentismo, e da lí iniziare la lunga discesa del Fosso La Ferge.
  RicordiLa prima esplorazione del Fosso La Ferge fu effettuata da Cicconi, Colucci, Di Cecco e Del Grande in condizioni invernali. Non si trattò, dunque, di
un'esplorazione torrentistica: la parte alta della gola si presentava ricoperta da grossi accumuli di neve che nascondevano le cascate più piccole,
creavano salti anche dove non ce n'erano, aumentavano l'altezza di alcune cascate. Così la relazione della discesa pubblicata da Giancarlo non
corrisponde alla reale morfologia della gola (pensate che Cicconi riferisce di una calata di 40 m quando invece la calata più lunga è di soli 12 m!).
Inoltre la neve consentiva la progressione coi ramponi. Per tutte queste ragioni nessuna calata fu armata su spit o chiodi: in condizioni estive è
stata necessaria, invece, l'installazione di qualche armo artificiale.
In conclusione: l'esplorazione in condizioni invernali non fu un'esplorazione in senso torrentistico. Fu piuttosto una sorta di ricognizione avanzata. Video by Michele Angileri e Andrea Pucci Copyright © 2002- Michele Angileri. All rights reserved. |
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