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Michele Angileri

Fosso di Morrone Pizzuto

Il Morrone Pizzuto è un'alta guglia calcarea che emerge dal bosco sulla sponda meridionale del Lago del Turano, come una zanna sul muso di un cinghiale. La zona in cui sorge è difficilmente accessibile: i ripidi, rocciosi pendii sono ricoperti da bosco fitto e macchia spinosa, nessun sentiero li percorre, e in basso c'è il lago.
Di fianco al Morrone Pizzuto il lago (artificiale) si incunea in una valle che in alto presenta graziose cascate.

Nome Fosso di Morrone Pizzuto
Regione Lazio, Valle del Turano
Centro urbano più vicino Castel di Tora
Dislivello 140 m
Sviluppo 300 m
Verticale massima 14 m
Roccia Calcare marnoso, travertino
Difficoltà3
Navetta No
Esplorazione Disesplorazione: gli "Zorri"; gennaio 2008
Esplorazione: Paolo De Santis; ottobre 2020

 

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Cosa trovate nella descrizione dettagliata della gola

Ricordi

Ci sono diversi tipi possibili di esplorazione di un torrente. Vediamoli.

La discesa di un torrente che presenta difficoltà alpinistiche e/o vasche profonde da attraversare si chiama esplorazione se il torrente non è stato mai percorso prima. Solitamente dopo averlo percorso si da notizia della discesa alla comunità dei torrentisti (esplorazione fa rima con divulgazione ...)

A volte scendendo un torrente sconosciuto, di cui non si hanno notizie, capita di trovare ancoraggi sulle cascate, segno inequivocabile di una precedente discesa sportiva: si parla in questo caso di riesplorazione. Si parla di riesplorazione anche per quei torrenti di cui si hanno solo notizie vaghe e imprecise, e che richiedono un riattrezzamento delle verticali.

Può capitare di scendere un torrente in condizioni diverse da quelle documentate dagli esploratori. In questi casi non si usa il termine "esplorazione" ma si parla di prima discesa: prima discesa in condizioni acquatiche (se il torrente è stato esplorato in secca), prima discesa in stile torrentistico (se il torrente è stato esplorato aggirando vasche e cascate), ...

Infine c'è la disesplorazione ...
Consiste nel percorrere un torrente senza capirci un cazzo e magari documentarlo dandone un'immagine diversa dal reale.
La "disesplorazione" è, insomma, un errore di percezione e comprensione. Capita anche a quelli bravi, a volte. Capita più spesso se un torrente viene percorso in risalita, perché dal basso si vedono passaggi che dall'alto non verrebbero percepiti e quindi spingerebbero all'uso della corda. Non dimentichiamo che la corda è anche un mezzo di protezione e non solo di progressione: va usata anche su passaggi in sé fattibili in arrampicata, ma che esporrebbero il torrentista a conseguenze importanti in caso di scivolata ... sempre, beninteso, che uno vada in forra per divertirsi e non per adrenaliniche roulette russe.

Il Fosso di Morrone Pizzuto fu disesplorato nel gennaio del 2008 dai miei amici Zorri. A trarli in inganno non fu solo la scelta di percorrere il fosso in risalita, ma anche la circostanza di trovarsi in un inverno particolarmente siccitoso e col livello del lago più basso di una decina di metri rispetto al normale. Gli Zorri poterono così arrivare alla foce del Fosso percorrendo un tratto del versante del lago che in condizioni normali è sommerso. La siccità consentì loro di risalire il Fosso senza bagnarsi e di risalire cascate alte dai 3 ai 6-7 m arrampicando sul travertino che le ricopre (il travertino da un'ottima aderenza). Il resto lo fece la morfologia del Fosso, che si sviluppa in una valle dal profilo ampio e aperto che consente di aggirare praticamente tutte le cascate, talvolta in maniera così banale che l'aggiramento viene fatto anche nella discesa in stile torrentistico ...
Il Fosso di Morrone Pizzuto (che non è certamente una "grande gola") apparve agli occhi degli "Zorri" come privo di interesse torrentistico. Nel raccontare sul loro sito web "l'impresa" col loro solito linguaggio scherzoso e dissacrante, indirizzarono amichevolmente lo scherzo anche verso di me, chiamando il torrente Fosso Angileri.
Vedendo la pagina del "Fosso Angileri" feci per prima cosa i debiti scongiuri (i luoghi, brutti o belli che siano, si dedicano solitamente ai morti ...), come seconda presi atto, guardando le foto, che gli Zorri avevano percorso un vallone assolutamente privo di interesse torrentistico in cui non avevo motivo di recarmi, come terza ... indirizzai mentalmente a Matteo e agli altri Zorri quelle tipiche frasi amichevoli romanesche che si usano in questi casi (anvedi 'sti cornuti, li mortacci vostra, ...).

Una decina d'anni più tardi mi dedicai ad esplorare i torrenti della sponda meridionale del Lago del Turano, dando per assodato che non ci fosse nulla di interessante nel "Fosso Angileri", e quindi evitando ancora una volta di andarci. A farmi capire di essermi sbagliato a fidarmi di quanto documentato dagli Zorri, alla fine fu Paolo De Santis, che non sapendo nulla del "Fosso Angileri" si recò al Fosso di Morrone Pizzuto in un'annata normale, lo percorse in discesa, girò qualche bel video, e dopo mi consigliò di andarci: "come torrente è interessante, e l'ambiente è bello e selvaggio".
Confrontando i video di Paolo con le foto degli Zorri non potevo credere che si trattasse dello stesso torrente!

Quando finalmente anch'io ci andai ... mi trovai completamente d'accordo con Paolo, e capii che involontariamente agli Zorri lo scherzo era riuscito per davvero. Non quello di chiamare col mio cognome un fosso insignificante (chissenefrega!) ma di convincermi a non andare a mettere naso e corde in un bel torrente vicino casa.

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