cookieless, no-ads, no threats canyon exploring with Michele Angileri Foce S. Michele (Rio Colle Alto)
Il paesaggio dell'alta valle del Volturno è caratterizzato da boschi verdissimi che crescono rigogliosi sulle bianche rocce calcaree solcate
dai torrenti. Dai colli più alti spuntano i borghi medievali protetti da fasce di pareti rocciose e da muraglioni in pietra, dall'alto dei quali
lo sguardo può abbracciare i campi coltivati e i boschi, oppure salire fino alle foreste di faggio e alle vicinissime vette delle Mainarde e della
Meta, dove la neve rimane fino a giugno inoltrato.
Oggi Foce San Michele è un apprezzato itinerario di torrentismo, e sta rapidamente divenendo una classica del torrentismo in Italia Centrale. Nel complesso è un itinerario breve che però presenta un inforramento particolarmente severo e suggestivo.
  RicordiIn quel periodo stavo lavorando alla tesi di laurea. Per stringere i tempi avevo deciso di lavorare anche ad agosto. Decisi di concedermi solo qualche giorno ogni tanto, quando mi fosse servito per smaltire la stanchezza mentale. La stanchezza arrivò, e così mi concessi 4 giorni in giro per l'appennino centrale, in sella alla mia moto da enduro, da solo (gli amici erano tutti in vacanza). Una vacanza spartana: panini a pranzo e a cena, di notte una coperta di stelle e di giorno in giro per strade e sterrate, osservando il paesaggio alla ricerca di gole. Fu così che notai da lontano, alle spalle del paese di Castel San Vincenzo, l'evidente intaglio di una gola. Trovata una sterrata che conduceva all'uscita, risalii il torrente che in breve si chiudeva in una stretta forra. Riuscii a risalirla solo per un breve tratto, perché subito giunsi alla base di un'alta cascata chiusa tra pareti che creavano una suggestiva penombra. Il torrente era in secca. Qualche settimana dopo Riccardino rientrò dalle vacanze, e insieme ci recammo ad esplorare la Gola di Castel San Vincenzo. La gola si
rivelò assai più semplice di come me l'aspettavo. Con il torrente in secca le cascatelle si potevano scendere con facili disarrampicate.
L'ambiente, inoltre, si manteneva sostanzialmente aperto, con brevi incassamenti. L'unico inforramento serio si trovava alla fine, dove c'erano
due belle cascate in successione che portavano nell'ambiente in penombra che avevo osservato qualche settimana prima.
Rimasi complessivamente deluso dalla discesa: mi aspettavo di più. Considerai la Gola di Castel San Vincenzo come uno di quegli itinerari in cui si va una volta per sapere cosa c'è e poi non si torna più, e dunque non pensai mai di ritornarci. Quando anni dopo preparai il Catasto delle forre italiane per la neonata Associazione Italiana Canyoning, la inserii nel catasto col nome di "Gola di Castel San Vincenzo". Passano 15 anni e qualcuno inizia a parlare della "Foce San Michele". È lei, è la gola di Castel San Vincenzo, ma nei giudizi di chi la percorre
sembra essere un'altra gola, bella e maestosa. La gente che ci si reca ci torna, più volte, e sembra non averne abbastanza! Pubblica foto di
cascate sferzanti, pozze, tuffi ...
Così finalmente mi decido a tornare alla gola di Castel San Vincenzo, anzi alla "Foce San Michele". Stavolta ci vado a maggio, e così la gola
che vent'anni prima mi aveva deluso mi regala stavolta una discesa assolutamente piacevole a dispetto della sua brevità e dei 200 km di strada che
la separano da casa. Devo ammettere che gli estimatori di questo luogo avevano ragione: in condizioni di flusso idrico la gola è quello che si
dice "un gioiellino".
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