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Michele Angileri

Vallone Pratolungo

La Valle Roveto è delimitata da ripide montagne calcaree che in alto sono fortemente carsificate e dunque prive di acque superficiali. A partire da 600-700 m non c'è più suolo coltivabile, solo le foreste di faggio che nei millenni hanno colonizzato un terreno altrimenti roccioso e, più in alto, creste erbose e prati di alta quota. Siccome ai giorni nostri la pastorizia e il taglio dei boschi sono praticati assai meno che in passato, queste montagne selvagge sono oggi anche solitarie. Alcuni degli antichi sentieri vengono, in verità, utilizzati come itinerari di escursionismo, ma si tratta di itinerari poco conosciuti e ancor meno frequentati. Buona parte dell'antica rete sentieristica rimane ignorata anche dagli escursionisti, e va lentamente scomparendo sotto l'assalto del tempo e della vegetazione.

Il Vallone Pratolungo si sviluppa in uno di questi settori solitari della Valle Roveto. Visti da lontano il Vallone e i suoi versanti possono apparire relativamente dolci e accessibili. Nella realtà il Vallone è un universo fatto di rocce verticali e cenge insospettabili, un ambiente asperrimo e assolutamente maestoso che regala una discesa molto lunga e impegnativa.

Nome Vallone Pratolungo
Regione Abruzzo, Valle del Liri
Centro urbano più vicino Ridotti
Dislivello 680 m
Sviluppo 1300 m
Verticale massima 60 m
Roccia Calcare
Difficoltà6
Navetta Parziale, con fuoristrada
Esplorazione Parte alta: Michele Angileri, Paolo Bracale, Giorgio Ecker, Patricia Mallia, Carlo Scappaticci; 6 settembre 2020
Parte bassa: Michele Angileri, Carlo Scappaticci; 11 settembre 2021

 

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Ricordi

Fu Carlo Scappaticci a notare il Vallone Pratolungo. Carlo racconta di avere notato la "Finestra" con cui il vallone esce fuori dalle pareti della montagna nel corso di una delle sue escursioni giovanili. Qualche decennio più tardi, la preparazione del "Cammino Rovetano" gli da l'occasione di notarla di nuovo, e siccome nel frattempo ha conosciuto il sottoscritto, me ne parla come un luogo di possibile interesse torrentistico, da valutare.
Tra una cosa e l'altra, passano un paio d'anni prima che io riesca a trovare il tempo e l'occasione per dare un'occhiata da vicino, e ... si, perbacco, è interessante. Non si tratta di un vallone fossile, e le rare piene che lo percorrono sono sufficienti a lasciare pulite e visibili le forme di erosione scolpite sul calcare compatto. La Finestra si vede bene già dal paese, e il salto più alto deve per forza essere quello.

Interessante, perbacco, ma anche decisamente impegnativo: tanto dislivello, un lungo accesso a piedi ... per l'esplorazione serve una giornata con tante ore di luce e una squadra ben motivata. Le tessere del mosaico trovano il loro posto dopo un altro paio d'anni. Con Giorgio, Paolo e Patricia, Carlo ed io entriamo in uno scenario maestoso di roccia e vegetazione, con una successione continua di cascate asciutte che sembra non finire mai. A un certo punto ci rendiamo conto che è tardi, che non ce la facciamo a percorrere oggi tutto il vallone. Sul GPS ho preparato una traccia per una possibile uscita intermedia, così andiamo, e all'inizio sembra facile ma poi le rocce si rivelano più difficili, i ghiaioni più instabili, i pendii più ripidi, le cenge più piccole, la vegetazione più impenetrabile, e a sbarrarci il passo e complicarci il percorso compaiono pareti che su Google non si vedono.

Giunti alla macchina, andiamo via col desiderio di tornare quanto prima a completare l'esplorazione, ma bisogna prima capire come fare, giacché la via di fuga odierna non è consigliabile come via di accesso. E così passa un anno: tra impegni, problemi di salute, il maltempo, il caldo, ... non riusciamo mai a trovare un giorno che metta d'accordo tutti (soprattutto Carlo, che di noi è quello con la vita più incasinata).
E se in un anno non ci siamo riusciti è saggio smettere di provarci e andare con chi c'è ...

Foto e video by Michele Angileri, Giorgio Ecker, Carlo Scappaticci

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