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Michele Angileri

Fosso Cornicello

Il paesaggio della bassa Sila Crotonese è caratterizzato da una grande varietà geologica e morfologica. Dirupi e picchi rocciosi affiancano colline morbide tra le quali i torrenti trovano le condizioni ideali per scavare gole insospettabili.
Come la gola del Fosso Cornicello, ai piedi del suggestivo altopiano dove un tempo sorgeva Acerenzia.

Nome Fosso Cornicello
Regione Calabria, Sila
Centro urbano più vicino Cerenzia
Dislivello 200 m
Sviluppo 2300 m
Verticale massima 28 m
Roccia Gneiss
Difficoltà4
Navetta Possibile; non indispensabile
Esplorazione Michele Angileri, Michele Cappiello, Savino Leone, Luca Sivo, Riccardo Hallgass: 2 novembre 1991 - 23 luglio 1992

 

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Ricordi

Alla fine ce l'ho fatta. Erano almeno 3 anni che mi proponevo di ridiscendere la gola del Cornicello, ma regolarmente qualcosa mi impediva di farlo: una volta il maltempo, un'altra le cattive condizioni idriche, o l'inquinamento, o la precedenza data a un'altra escursione ritenuta più interessante, ...

Finalmente, a pasqua 2010, le condizioni sono state perfette e, a quasi 20 anni dall'esplorazione, ho potuto ridiscendere, in solitaria, questa bella e sconosciuta forra della Sila Crotonese, nel territorio di Cerenzia. È il primo itinerario torrentistico mai esplorato sui monti della Sila, ed è a mio avviso uno dei più interessanti del massiccio.

20 anni fa mi trovavo in Sila per partecipare a un breve campo speleologico organizzato dal gruppo "Sparviere", che a quei tempi era sostanzialmente l'unico gruppo speleologico della provincia di Cosenza. La sede ufficiale dello "Sparviere" era ad Alessandria del Carretto, uno sperduto paesino tra i monti dell'Alto Ionio, lontano da tutti e da tutto (anche dalle grotte!), ma la sede operativa era in Puglia, a Bari, luogo dove vivevano gran parte dei soci del gruppo. Al campo partecipavano così una ventina di speleologi provenienti dalla Puglia, e un solo calabrese. Poi c'ero io, ospite aggregato all'ultimo momento.

In quegli anni erano appena state scoperte le grotte nei gessi di Verzino, e il campo si proponeva il rilievo di alcune grotte e l'esplorazione di alcuni rami. La zona mi era totalmente sconosciuta, e così mentre ci recavamo in macchina verso una grotta io osservavo con grande attenzione lo splendido paesaggio circostante.
Fu così che mi accorsi della gola del Cornicello. Avevo portato con me l'attrezzatura completa, e perfino una muta di ricambio, e dunque proposi l'esplorazione ad un paio dei partecipanti. Non so dire se fui più matto io a fare la proposta o loro ad accettare, fatto sta che l'esplorazione la facemmo in 4 con un'attrezzatura composta da una corda da 50 m, 3 imbraghi, 2 mute leggere, un piantaspit, qualche placchetta.

Era la mia quarta esplorazione. Ci impegnò per l'intera giornata. Alla base di ogni cascata uno doveva togliersi l'imbrago, che veniva quindi recuperato dai compagni in alto e quindi indossato dal quarto membro della squadra, che era un ragazzo così poco esperto da non avere ancora acquistato un imbrago personale. Le due mute leggere erano assolutamente insufficienti per 4 persone, e quindi dovevamo stare il più possibile fuori dall'acqua, ma ovviamente non ci riuscimmo, e il bagno completo fu inevitabile. Non riuscimmo neppure a completare la discesa: sul far del tramonto uscimmo dalla gola grazie ad un provvidenziale sentiero. Completai l'esplorazione l'anno successivo, con l'amico Riccardino.

A 20 anni di distanza la mia esperienza è ovviamente assai più profonda, e la mia attrezzatura è molto più ricca e potente. Mi aspettavo quindi che la discesa del Cornicello sarebbe stata una faccenda molto semplice ... Ma così non è stata: per venirne a capo ho impiegato appieno la mia attrezzatura (piantando 9 spit) e ho utilizzato buona parte delle cose che ho appreso negli ultimi 20 anni (e che allora non conoscevo). La forra è continua, acquatica, ricca di cascate incise nello gneiss ... Ma come abbiamo fatto allora?
Dei miseri ancoraggi allestiti all'atto dell'esplorazione non è rimasto nulla di utilizzabile, segno inequivocabile che il Cornicello non è stato mai più disceso. Ma intanto in questi 20 anni sono cambiate molte cose. Oggi esistono numerosi gruppi speleologici nella provincia di Cosenza, e il numero dei residenti che praticano sport di montagna è aumentato enormemente. Inoltre oggi c'è Internet a veicolare informazioni che un tempo si diffondevano solo per via orale.

Stavolta non credo che passeranno 20 anni prima che qualcuno percorra di nuovo la gola del Fosso Cornicello!

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