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Michele Angileri

Fosso dei Cavalli - Ramo destro

Diversamente dal più famoso ramo sinistro, il ramo destro del Fosso dei Cavalli non consiste in una forra verticale. Al posto della sequenza ininterrotta di cascate troviamo qui un ripido canalone ricolmo di ghiaia instabile, resa ancora più instabile dall'acqua che vi scorre sopra. Il canalone si conclude con una magnifica cascata di quasi 70 m, con cui il ramo destro si unisce al ramo sinistro.

L'acqua che percorre il ramo destro è quella che avanza da una grossa sorgente captata, che alimenta l'acquedotto del Terminillo. Probabilmente prima della realizzazione della captazione la sorgente garantiva scorrimento idrico perenne al Fosso dei Cavalli.

La discesa del Fosso dei Cavalli dal ramo destro è impegnativa quanto la discesa dal ramo sinistro, ma è meno gratificante e più pericolosa.

Nome Fosso dei Cavalli - Ramo destro
Regione Lazio, Monti Reatini
Centro urbano più vicino Sigillo
Dislivello 680 m
Sviluppo 1300 m
Verticale massima 67 m
Roccia calcare
Difficoltà8
Navetta Consigliata
Esplorazione G. Antonini, G. Borgioni, P. Santinelli; 10 giugno 1998

 

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Cosa trovate nella descrizione dettagliata della gola

Ricordi

Discesi il ramo destro del Fosso dei Cavalli a giugno del 1999, assieme a un nutrito gruppo composto da Roberto Recchioni, Annamaria Pinotti, Maurizio Biondi, Marco Cellitti e Marco Degani. Ero convinto che si trattasse di una discesa esplorativa: nonostante il ramo sinistro del Fosso dei Cavalli (esplorato 6 anni prima da me e da Riccardo Hallgass) avesse ormai una discreta fama nell'ambiente torrentistico pensavo che ancora nessuno avesse ritenuto di andare ad esplorare il ramo destro. Non era così: nella gola trovammo i segni inequivocabili di una precedente discesa.

L'occasione per l'esplorazione fu data dalla prima assemblea annuale della Associazione Italiana Canyoning, da me fondata l'anno prima assieme a Roberto Schenone, Roberto Coppo, Roberto Grillo, Roberto Recchioni (quanti Roberti!!), Annamaria Pinotti, Luca Dallari, Maurizio Biondi, Maurizio Miragoli, Gaetano Peluso, Martino Frova, Fabio Albino, Paolo Madonia, Giampiero Carrieri. All'atto della fondazione dell'associazione ero stato nominato presidente pro-tempore, fino alle prime elezioni regolari che si tennero appunto nel giugno 1999 a Rignano Flaminio e nelle quali fui confermato presidente dell'associazione. Tutti noi che scendevamo il Fosso dei Cavalli avevamo partecipato all'assemblea il giorno prima.
L'associazione era nata con l'ambizioso obiettivo di raccogliere sotto il suo simbolo tutto il torrentismo italiano. Nel 2000 l'obiettivo fu ridimensionato e l'AIC iniziò a caratterizzarsi come una associazione con una propria personalità particolare che non si proponeva più di rappresentare tutto il torrentismo italiano ma soltanto chi si riconosceva in un certo approccio alle forre, soprattutto in relazione alle tecniche da utilizzare. Io che ero stato il primo a riconoscermi nella AIC "universale" fui anche il primo a non riconoscermi più in questa "AIC 2.0", e poco dopo abbandonai l'associazione. Ancora oggi adopero tecniche molto diverse da quelle dell'AIC, direi più che diverse: opposte.

Ma torniamo a giugno del 1999. Faceva ancora freddo, e sul Terminillo c'era ancora parecchia neve. Fortunatamente nella gola non c'erano nevai, e la neve che si scioglieva alimentava bene entrambi i rami del Fosso dei Cavalli. Non fu tuttavia una discesa piacevole. Nel gruppo c'era della tensione, in parte perché eravamo in una gola sconosciuta, in parte perché l'ambiente era pericoloso per via della grande quantità di ghiaia mobile. Il momento più pericoloso fu la discesa della c70: proprio io misi involontariamente in movimento un sasso di un paio di kili che precipitò nella cascata rischiando di colpire i compagni che erano già scesi. Altra tensione venne da Maurizio e Roberto, che armando in corda singola su armi esplorativi provocarono lo scalzamento di una corda (o forse due). Non c'era condivisione al momento di armare (armava chi era avanti, a modo suo, e non dico chi era perché sarebbe una polemica inutile). Ci fu poi qualche spiacevole battibecco su cose del tipo "come trasportare la corda" ...

Insomma, non c'era il feeling giusto, e secondo me non c'erano nemmeno i presupposti per farlo nascere, il feeling. Era la prima volta che uscivamo tutti assieme ma abitavamo lontani l'uno dall'altro, e non era il caso di fare tanta strada per ripetere un'esperienza analoga. Era la prima volta e fu anche l'ultima.

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